Pastorale Scolastica

Diocesi di Piacenza-Bobbio

Il Santo Viaggio Novembre 2019

L’anima e lo specchio “Guarda dalla finestra, che cosa vedi?” disse il maestro al discepolo. “Vedo una donna con un bambino, un ‘automobile che passa ed un contadino che va al mercato”. “Bene, adesso guarda nello specchio. Che cosa vedi?”. “Che cosa vuoi che veda? Me stesso, naturalmente”. Il maestro concluse: “Ora pensa: la finestra è fatta di vetro ed anche lo specchio è fatto di vetro. Basta un sottilissimo strato di argento sul vetro è l’uomo vede solo se stesso. Non permettere che la finestra del tuo cuore diventi uno specchio!

Gesù è il più grande dono di Dio L’amore che si dona non rende poveri, ma più ricchi e vitali. Sentiamo la gratitudine per Dio che si è fatto uomo? Siamo capaci di declinare nella nostra vita l’amore come dono di sé, del quale Dio, in Gesù, si è fatto modello? Non è facile pensare che è proprio nel donarla che la vita si realizza. Eppure ci sono tanti esempi in natura: il fiore è animato dalla forza di aprirsi e profumare; il seme dalla spinta a uscire ed innalzarsi… Un fiore non sboccia per beneficiare gli altri, l’usignolo non canta per rallegrare i campi. Un fiore sboccia perché è nello sbocciare che realizza se stesso; un usignolo canta perché è cantando che esprime se stesso. Allo stesso modo l’uomo. Dona la vita perché è nel donarla che la realizza:

L’albero dà frutti e non si sente creditore: la sua vita è donare. Se il passante gli toglie il peso del frutto,   questa è la sua fortuna più che ricevere” (Tagore)

L’albero dà frutti non perché deve darli, ma perché ciò corrisponde al suo essere. Così amiamo gli altri: non per dovere, ma perché è nell’amore che sentiamo di essere donne e uomini realizzati. Così è stato anche per Gesù.

“L’amore di Dio e l’amore del prossimo sono due battenti di una porta, che non si possono aprire e chiudere se non insieme” (S. Kierkegaard)

“L’amore di Dio e l’amore del prossimo sono due battenti di una porta, che non si possono aprire e chiudere se non insieme” (S. Kierkegaard)

Il pacco regalo Un giorno il postino suonò il campanello di un anziano signore, che viveva sempre in casa, solo. Quando la porta si aprì il postino fece un generoso sorriso e consegnò il grosso pacco dono che aveva portato al vecchio, il quale però lo accolse con un’aria mesta. “Dovrebbe essere contento di ricevere un regalo!”, esclamò il postino.

“E’ di mia figlia” rispose il vecchio, “vive in un’altra città ed è sempre impegnata; non ha mai tempo per venirmi a trovare. Venga a vedere…”. Condusse il postino vicino a un grande armadio. Lo aprì: era pieno di pacchi dono. “Ma… non li ha nemmeno aperti!” sbottò il postino.

“Perché avrei dovuto?” disse sommessamente il vecchio, “tanto non c’è amore, dentro…”. 

“Non conta nella vita fare cose grandi o piccole, vistose o insignificanti, ma soltanto conta l’amore con cui esse si effettuano” (Giovanni XXIII)

L’amore è una scelta di libertà Il genitore ama il figlio, ma lo ama in quanto sceglie di amarlo: per questo gli è data la libertà. L’amore, per essere tale, deve essere una scelta di libertà. Allo stesso modo la libertà del figlio non è nel fuggire di casa, ma nel dire a suo padre e sua madre: “Accetto di essere vostro figlio”. La libertà gli offre l’opportunità di uscire dalla logica schiavo-padrone ed entrare nella logica padre-madre-figlio. Così sia la tua relazione con Dio: non uno schiavo che si sottomette ad un padrone, ad un tiranno, bensì un figlio che accoglie l’amore infinito di un Padre.

Semplicemente così Caro Gesù, quest’anno voglio scrivere a te. Per tanti motivi. Prima di tutto perché so che tu mi leggerai di sicuro e la mia lettera non rischierà di finire come le tue. Ce ne hai scritte tante, di lettere d’amore, ma noi non le abbiamo neppure aperte. Poi, perché so che tu vai sempre al nocciolo, o alla radice, e sei imbattibile a leggere sotto le righe. E anche stavolta, ne sono certo, sotto le righe sai scorgere il mio cuore gonfio di paure e di speranze, di preoccupazioni e di tenerezze. Ma soprattutto, scrivo a te perché so che a Natale verranno a salutarti moltissime persone, ed io te le raccomando, una ad una. Dona loro la gioia di te. Ispira in loro i brividi dei cominciamenti, le freschezze del mattino, l’intuito del futuro. Metti nel cuore di chi sta lontano una profonda nostalgia di te. Asciuga le lacrime segrete di tanta gente, che non ha il coraggio di piangere davanti agli altri. Entra nelle case di chi è solo, di chi non attende nessuno, di chi a Natale non riceverà neppure una cartolina e, a mezzogiorno, non avrà commensali. Buon Natale, fratello mio Gesù, che abiti non solo nella gloria dei cieli, ma anche nella vita sfigurata degli ultimi. Amen.

(Adattato da: T.Bello, Parole d’amore)