Pastorale Scolastica

Diocesi di Piacenza-Bobbio

Il Santo Viaggio Febbraio 2020

La richiesta di un quindicenne

 Volevo latte
E ho ricevuto un biberon,
Volevo dei genitori
E ho ricevuto un giocattolo,
Volevo parlare
E ho ricevuto un televisore,
Volevo imparare
E ho ricevuto pagelle,
Volevo pensare
E ho ricevuto sapere,
Volevo una visione generale
E ho ricevuto un’ideuzza,
Volevo essere libero
E ho ricevuto la disciplina,
Volevo amare
E ho ricevuto la morale,
Volevo felicità
E ho ricevuto denaro,
Volevo un senso
E ho ricevuto una carriera,
Volevo speranza
E ho ricevuto paura,
Volevo cambiare
E ho ricevuto compassione,
Volevo vivere…
Che cosa ne pensiamo noi educatori?

La preghiera Abbiamo bisogno di riscoprire in maniera sempre nuova la dimensione filiale della preghiera. E’ vero che diciamo il “Padre nostro”, ma forse quando preghiamo ci rivolgiamo al Signore più come a nostro Dio che a nostro Padre. Per noi Dio è ancora troppo poco “nostro Padre”. La nostra preghiera è ancora troppo “nostra” invece di essere di Gesù, è ancora troppo nel nostro nome invece di essere nel nome suo. Troppo facilmente dimentichiamo che, quando siamo a tu per tu con Dio, coinvolgiamo in questo colloquio Cristo, che ci dà il diritto di entrarvi, e di farci sentire figli, attingendo da questa convinzione di figliolanza la spontaneità, la tenerezza, l’esultanza della preghiera (A. Ballestrero, Luce sul mio cammino, Ancora)

Il segreto del paradiso Dopo una lunga vita un valoroso samurai fu destinato al paradiso, ma per arrivarci doveva attraversare l’inferno. Si trovò in un vastissimo salone che aveva al centro una tavola imbandita con piatti colmi di cibi succulenti. Ma i commensali, seduti tutt’intorno, erano smunti e scheletrici da far pietà. “Com’è possibile?” chiese il samurai. “Vedi, rispose l’angelo che lo accompagnava, quando arrivano qui tutti ricevono due bastoncini per mangiare, che sono lunghi un metro e devono essere impugnati all’estremità. Solo così possono portarsi il cibo alla bocca.” La punizione era davvero terribile: per quanti sforzi facessero nessuno riusciva a portarsi nulla alla bocca. Quando giunse in paradiso il samurai fu sorpreso. Il paradiso era assolutamente identico all’inferno ed anche qui i commensali avevano bastoncini lunghi un metro, che dovevano essere rigorosamente impugnati all’estremità. Eppure la gente era allegra, ben pasciuta, sprizzante di gioia. “Ma come è possibile?” chiese il samurai. L’angelo sorrise: “All’inferno ognuno si affanna ad afferrare il cibo ed a portarselo alla bocca, perché si sono sempre comportati così nella vita. Qui, al contrario, ciascuno prende il cibo con i bastoncini e poi si preoccupa di imboccare il proprio vicino.

Essere figli Essere figlio significa prima di tutto essere vulnerabile, perché si dipende, per poter crescere, dall’amore materno e paterno. Quell’originaria dipendenza, per ciascuno di noi, è la fonte di ogni forma di autonomia e di realizzazione di sé. Anche la radice della vita di fede è la consapevolezza del proprio limite, della dipendenza da Dio; una dipendenza che non ci schiaccia, non ci vincola, anzi ci dona la sicurezza di essere amati, sempre e comunque.

Ho sporcato tutto Guardo le mie mani, il mio cuore, il mio mondo, e inorridisco di vergogna. Ho sporcato tutto, Signore. Ma, nell’oceano sconfinato dell’amarezza disperata che oggi è nata, si accende una luce: è la prima alba di un mondo nuovo che tu, o Signore, malgrado tutto riesci a fare.
Esco di casa:
guardo gli uomini e le cose e nulla m’impaurisce.
Sento che tutto canta.
Vedo che tutto sorride.
Scopro che tutto è nuovo perché tu, o Signore, hai cancellato “l’ieri” di una creazione sbagliata per colpa di un uomo come me, e getti il seme di cieli nuovi e di una terra nuova.
Grazie, Signore!
(A.Dini, Preghiera vestita, EDB, Bologna, p. 33)
Paradiso e inferno sono nelle tue mani. Oggi