Pastorale Scolastica

Diocesi di Piacenza-Bobbio

Il Santo Viaggio, meditazione per il sostegno spirituale degli operatori della scuola (novembre 2016)

Il Santo Viaggio, meditazione per il sostegno spirituale degli operatori della scuola (novembre 2016)

La città smemorata
Una volta, in una piccola città, cominciarono a succedere dei fatti strani. I bambini dimenticavano di fare i compiti, i grandi si dimenticavano di togliersi le scarpe prima di andare a dormire, nessuno si salutava più. Le porte della chiesa rimanevano chiuse. Nessuno sapeva più le preghiere. Un lunedì mattina, però, un maestro domandò ai suoi alunni: “Perché ieri non siete venuti a scuola?” “Ma ieri era domenica!” risposero gli scolari, “La domenica non c’è scuola”. “Perché?”, chiese il maestro. Gli alunni non seppero che cosa rispondere. Un giorno soffiava un forte vento tra i tetti, così forte da smuovere le campane della chiesa. La campana più piccola suonò. Improvvisamente la gente si fermò e guardò in alto. E un uomo per tutti esclamò: “Ecco che cosa abbiamo dimenticato: Dio!”.
Se c’è speranza in questo mondo è solo perché risuona ancora il nome di Dio. Milioni e milioni di persone gettano su questo nome le gioie e le paure della propria esistenza. E’ l’unico nome che porta su di sé il peso dell’umanità e che dà un senso a tutto.

L’amore dei genitori
L’amore nel rapporto di coppia è permanente, ma non è mai lo stesso, come non sono gli stessi i momenti di un’unione che affronta asperità e difficoltà, alternate a gioie intense, a segrete speranze, all’armonia che sfocia nella serenità. Ci si ferma per riprendere fiato, a volte può sfiorare la tentazione di abbandonare la salita, di tornare indietro, di slacciare la corda che richiama continuamente al compito. Ma poi si riparte, ci si apre all’avventura del vivere accelerando il passo se l’altro è più avanti e rallentando se è rimasto indietro; scegliendo l’incertezza del cambiamento, adattandosi agli imprevisti, esplorando con trepidazione il mistero dell’amato, dell’amata, accettato/a per quello che è e non desiderato per quello che si vorrebbe che fosse. Bisogna allargare le proprie braccia protese, se si vuole accogliere ed abbracciare la propria donna; bisogna togliere le solite cose stantie, le cianfrusaglie, le abitudini rassicuranti che occupano il cuore, per lasciar posto all’originalità del proprio uomo.

Premi e castighi
Gli usi degli antichi, spesso, sono intrisi di saggezza. Alle volte, tuttavia, ci lasciano perplessi. Poco sappiamo, per esempio, dei metodi educativi egiziani, e quel poco non è tale da destare il nostro entusiasmo. Ecco una loro massima pedagogica che ci disorienta, così lontana dalla nostra sensibilità e dai nostri modelli educativi: “Gli orecchi dei ragazzi sono sulla loro schiena: essi ascoltano quando vengono picchiati”. I castighi, infatti, nella nostra cultura, come del resto i premi, sono mezzi educativi, ciascuno dei quali ha uno scopo preciso. Il premio è un mezzo per sostenere l’entusiasmo del figlio, è un segno del compiacimento del genitore, mentre il castigo è la punizione conseguente ad una mancanza commessa per difetto di buona volontà, per pigrizia, per comodità, e mira a porvi rimedio. Sia l’uno che l’altro strumento, comunque, vanno accompagnati dal dialogo, per verificare che cosa il figlio ha capito della situazione esaminata e della reazione dei genitori, ma anche per dare le spiegazioni necessarie.

Il valore delle cose
Un riccone arrivò in Paradiso. Per prima cosa fece un giro per il mercato e con sorpresa vide che le merci erano vendute a prezzi molto bassi. Immediatamente mise mano al portafoglio e cominciò a ordinare le cose più belle che vedeva. Al momento di pagare porse all’angelo, che faceva da commesso, una manciata di banconote di grosso taglio. L’angelo sorrise e disse: “Mi dispiace, ma questo denaro non ha alcun valore”. “Come?”, si stupì il riccone. “Qui vale soltanto il denaro che sulla terra è stato donato”, rispose l’angelo.
Oggi, non dimenticare il tuo capitale per il Paradiso.

Preghiera
Signore, che profondo accecamento il nostro! Cerchiamo la felicità dove è impossibile trovarla. Com’è difficile la mia domanda quando ti prego di amare chi non ti ama, di aprire a chi non bussa… Tu dici, Signore, che sei venuto a cercare i peccatori. Non guardare alla nostra cecità, ma al sangue prezioso sparso per noi dal tuo Figlio! Fa’ che fra tanta male risplenda la tua misericordia, dato che siamo tue creature (Santa Teresa).