Il Santo viaggio Aprile 2018
La spina sul cammino della speranza La sofferenza prepara l’animo alla visione del futuro, del diverso. Ogni gemito contiene una visione del Regno che deve venire e che comincia già ora. Certo, in se stessa la sofferenza produce solo amarezza, risentimento. Da sola, occorre dirlo chiaramente, la sofferenza non parla di futuro. Per diventare feconda deve accettare, nel proprio terreno tribolato, il seme della speranza. Quando questo accade ci si accorge che, perché il deserto diventi giardino, non basta strappare spine e cardi: occorre piantare fiori e alberi da frutto…La sofferenza senza speranza genera risentimento. La speranza senza sofferenza genera illusioni, ingenuità. “Se il chicco di grano… non muore rimane solo; se invece muore produce molto frutto” (Gv 12,24).
Conoscerti di più Tu chi sei? Se questo interrogativo fosse fuoco, fiamma che non si spegne! Sei venuto per essere cercato, per gettare nel mio cuore un fermento: non aspetto impaziente una risposta, mi basta che questo desiderio non finisca più, non finisca mai. E che io possa naufragare nella pace, nella immensità del tuo Mistero.
Il signor felicità Un Won Li era un contadino. Un giorno stava tornando a casa quando incontrò un uomo per strada, affannato sotto un gran fagotto. “Tenete le mie arance”, gli disse, ponendogli i frutti che aveva portato con sé: “Vi disseteranno”. Quell’uomo gli diede in dono un pezzo di stoffa. Won Li incontrò più avanti la principessa, che gli chiese: “Mostratemi quella stoffa”. Won Li rispose: “Ve la regalo!”. La principessa in cambio gli diede la sua borsetta che, come previsto, era piena di monete d’oro. Tornato a casa Won Li decise di far felici, con quella ricchezza, i più poveri del paese. Comprò un grande appezzamento di terra, la divise in tanti poderi e li donò ai poveri che non possedevano nulla. Tutto il villaggio divenne più ricco e tutti vissero felici e contenti. E tutti chiamarono Won Li il “Signor Felicità”. E’ E’ facile dire “ti voglio bene”, ma generosità si dimostra con i fatti. Quando si dona si è più felici…
Tre feroci banditi C’erano una volta tre feroci banditi, che assalivano le diligenze e portavano il loro bottino in una stamberga, dove dormivano. Avevano ceste e bauli pieni d’oro. Un giorno, però, fermarono una carrozza con un solo passeggero: Tiffany, un’orfanella che stava raggiungendo la zia con cui doveva rimanere a vivere. I banditi portarono la bambina nel loro nascondiglio. Quando Tiffany vide le ceste piene d’oro chiese: “Che cosa fate con questo tesoro?”. I banditi non se lo erano mai chiesto. Così decisero di aiutare i bambini abbandonati, come Tiffany. Comprarono un grande castello, che ospitava i tanti bambini che si presentavano alle sue porte. Che cosa fai del tesoro che sei? Ti spendi per gli altri? Ti fai dono?
Amore di Dio nelle opere Dovremmo concentrarci sempre di più nel prestare un servizio gratuito e generoso ai poveri. Dovremmo sforzarci di scoprire coloro che vivono in solitudine, che mancano di affetti, che sono invalidi, cercando di vedere in loro Cristo che soffre. Non si tratterà magari che di sorridere loro, far loro una rapida visita, accendere il fuoco a uno e leggere a un altro. Cose piccole, sì, molto piccole. Che però daranno una forma concreta al nostro amore per Dio. Nutrire Cristo che ha fame non solo di pane, ma di amore. Con la nostra presenza, con il nostro contatto umano.