Il santo viaggio Maggio 2019
La fede Fede non è la scelta di un programma che mi soddisfi o l’adesione a un club di amici fra i quali mi senta compreso; non è la generica dichiarazione di credere all’esistenza di Dio, né pretendere che Dio agisca secondo i nostri tempi, realizzando le nostre idee. Fede significa abbandonarsi in Dio e perdersi nella fiamma del suo amore. Il nostro essere ad immagine e somiglianza di Dio che è amore ci rende capaci e bisognosi di amore e di amare. Il fiore è animato dalla forza di aprirsi e profumare, l’uccello dalla voglia di cantare. Ma un fiore non sboccia per beneficiare gli altri e l’usignolo non canta per rallegrare i campi. Un fiore sboccia perché è nello sbocciare che realizza se stesso; un usignolo canta perché è nel cantare che esprime se stesso. Allo stesso modo l’uomo ha da amare donando la vita, perché è nel donarla che la realizza. Come l’albero dà i frutti non perché deve, ma perché corrisponde al suo essere, così l’uomo ha da amare non per dovere, ma per interna esigenza. L’amore è iscritto nella nostra struttura, è intessuto nelle nostre fibre e noi non possiamo disfarcene: “L’uomo porta in sé Dio, come la lucciola la luce: egli può spegnerla. Ma essa rimane” (R. Follereau).
Dove arriva l’amore L’alpinista inesperto, vedendo la cima del monte, pensa di giungervi facilmente; ma più avanza più la meta sembra allontanarsi sempre più. Così noi crediamo di essere esperti d’amore. Ma per scalare le cime, esplorare le profondità, godere delle ricchezze dell’amore, abbiamo bisogno di una guida: Gesù. Stare in intimità con lui ci aiuterà a scoprire fin dove può arrivare l’amore: cioè a dare la vita per i fratelli.
Figli Il genitore ama il figlio, ma lo ama in quanto sceglie di amarlo: per questo gli è data la libertà. L’amore, per essere tale, deve essere una scelta di libertà. Allo stesso modo la libertà del figlio non è nel fuggire di casa, ma nel dire a suo padre e sua madre: “Accetto di essere vostro figlio”. La libertà gli offre l’opportunità di uscire dalla logica schiavo-padrone ed entrare nella logica padre-madre-figlio. Così sia la tua relazione con Dio: non uno schiavo che si sottomette ad un padrone, ad un tiranno, bensì un figlio che accoglie l’amore infinito di un Padre.
Lo spreco Un giovane monaco fu inviato per alcuni giorni in un monastero delle Fiandre a tessere un importante arazzo insieme ad altri monaci. Un giorno si alzò indignato dal suo scranno. “Basta! Non posso andare avanti! Le istruzioni che mi hanno dato sono insensate!” esclamò. “Stavo lavorando con un filo tutto d’oro e a un tratto devo annodarlo e tagliarlo senza ragione. Che spreco!”. “Figliolo”, replicò un monaco più anziano, “tu non vedi questo arazzo come va visto. Sei seduto dalla parte del rovescio e lavori soltanto in un punto”. Lo condusse davanti all’arazzo che pendeva ben teso nel vasto laboratorio, e il giovane monaco rimase senza fiato. Aveva lavorato alla tessitura di una bellissima immagine dell’adorazione dei Magi e il suo filo d’oro faceva parte della luminosa aureola intorno alla testa del Bambino. Ciò che al giovane era sembrato uno spreco era meraviglioso.
La vita è sempre nuova Busso a tutte le porte. Percorro tutte le strade. Sono un giramondo affamato: a tutti stendo la mano, ma non raccolgo che briciole ammuffite. Ho fame di un cuore aperto, di un’amicizia pulita, di una verità assoluta, di una bellezza riposante. Ho fame di una pace che fiorisce, di una speranza che risplende, di un volto che sorride, di una mano che accarezza. Sei tu, Signore, colui che cercavo. Sei come l’onda del mare, che da lontano viene, che si spezza quando m’incontra, che riflette la luce del sole, che nasconde una vita che è mistero, che in ogni istante è nuova, che sorride al mio gioco infantile, che risponde alla mia ricerca cullandomi con pacata dolcezza. Ti ho incontrato ad ora tarda, Signore, ma ancora in tempo per gridare a tutti che tu sei la vita. Amen.