Il Santo Viaggio, meditazione per il sostegno spirituale degli operatori della scuola (Gennaio 2017)
Per mamma e papà
Un papà, una mamma, nel loro rapporto non sono mai gli stessi: non si ama una statua, un dipinto, ma un essere che vive, che matura, che cresce. Una sola cosa deve rimanere costante: la tensione ad amarsi. L’amore non è la scelta di un momento, ma l’abito di ogni momento. L’amore rende nuove le cose, trasforma. Nessuno si abbevera da una fontana inaridita, ma tutti accorrono dove zampilla acqua fresca che disseta, rinvigorisce. Come il seme accetta di trasformarsi per diventare fiore, e il fiore accetta di trasformarsi per diventare frutto, così bisogna accettare di lasciarsi trasformare dall’amore che ci anima e da quello che sgorga dal cuore della persona che amiamo.
Suggerimenti educativi
L’azione educativa richiede come premesse due atteggiamenti: l’accettazione del figlio così com’è e la disponibilità costante ad ascoltarlo, a comprenderlo. Accettare il figlio così com’è è determinante per costruire una relazione in cui egli possa crescere e maturare. E’ uno dei paradossi semplici ma bellissimi della vita: quando una persona si sente sinceramente accettata per quello che è, si sente libera di prendere in considerazione un possibile cambiamento, di pensare a una possibile crescita. L’accettazione è come un terreno fertile che permette a un seme minuscolo di trasformarsi nel fiore che può diventare. Il terreno si limita a facilitare lo sviluppo del seme. Sprigiona la sua capacità di crescere, ma tale capacità è interamente in seno al seme. Anche un figlio, come un seme, ha dentro di sé la capacità di crescere. L’accettazione è il terreno fertile, che semplicemente permette al figlio di realizzare il proprio potenziale. Ascoltare il proprio figlio significa osservarlo, conversare con lui, cercare di capirlo, sentire risuonare in sè la sua intimità; vuol dire cercare di conoscerlo, di avvertire che cosa comunica con i suoi silenzi, con i suoi gesti, con i suoi richiami.
Il pezzo di legno
Il nonno, una volta mi accompagnò al parco. Era un gelido pomeriggio d’inverno. Il suo cuore era molto malato. Volli andare verso lo stagno. Era tutto ghiacciato, compatto! “Dovrebbe essere magnifico poter pattinare”, urlai, “vorrei provare a rotolarmi e scivolare sul ghiaccio almeno una volta!”. Il nonno era preoccupato. Nel momento in cui scesi sul ghiaccio, il nonno disse: “Stai attento…”. Troppo tardi. Il ghiaccio non teneva e urlando caddi dentro. Tremando, il nonno spezzò un ramo e lo allungò verso di me. Mi attaccai e lui tirò con tutte le sue forze fino ad estrarmi dal crepaccio di ghiaccio. Piangevo e tremavo. Mi fecero bene un bagno caldo e il letto, ma per il nonno questo avvenimento fu troppo faticoso. Un violento attacco cardiaco lo portò via nella notte. Il nostro dolore fu enorme. Nei giorni seguenti, quando mi ristabilii completamente, corsi allo stagno e ricuperai il pezzo di legno. È con quello che il nonno aveva salvato la mia vita e perso la sua! Ora, fin tanto che vivrò, starà appeso su quella parete come segno del suo amore per me!
Per questo motivo noi cristiani teniamo nelle nostre case un “pezzo di legno” a forma di croce… Per ricordare come si ama.
L’amore
Il figlio di un re si innamorò della figlia del fornaio. E la sposò. Per alcuni anni i due sposi vissero in piena armonia e felicità. Alla morte del padre, il principe salì sul trono. I ministri e i consiglieri gli dissero che per la salvezza del regno doveva ripudiare la moglie popolana e sposare invece la figlia del potente re confinante. «Ti devo ripudiare – disse alla moglie -, domani tornerai da tuo padre. Potrai portare via ciò che ti è più caro». Quella sera mangiarono insieme per l’ultima volta. In silenzio. La donna, apparentemente tranquilla, continuava a versare vino nel bicchiere del re. Alla fine della cena, il re sprofondò in un sonno pesante. La donna lo avvolse in una coperta e se lo caricò sulle spalle. Il mattino dopo, il re si svegliò nella casa del fornaio. «Ma, come?», si meravigliò. La moglie gli sorrise. «Hai detto che potevo portarmi via ciò che avevo di più caro. Ebbene, ciò che ho di più caro sei tu».
Preghiera
Signore, donaci lo sguardo di fede, capace di riconoscere la luce che sempre lo Spirito Santo diffonde in mezzo all’oscurità del nostro mondo. Signore, insegnaci a scoprire il Tuo volto in ogni essere umano, a sopportare le difficoltà del vivere insieme, ed aprire il cuore all’amore divino per cercare la ferità degli altri come la cerca il nostro Padre buono. Ti preghiamo, Signore per i ragazzi e i giovani che cercano la verità e il senso della loro esistenza, perché scoprano il tuo volto amorevole e aprano la porta del loro cuore per accogliere la tua chiamata.