Pastorale Scolastica

Diocesi di Piacenza-Bobbio

Il Santo Viaggio, meditazione per il sostegno spirituale degli operatori della scuola (Febbraio 2017)

Punizioni e ricompense Se il bambino ha riordinato i giochi nel salotto e lasciato in disordine quelli nella cameretta, possiamo lodarlo e dirgli che abbiamo apprezzato ciò che ha fatto in salotto, chiedendogli poi di riordinare anche la camera. In tal modo abbiamo rinforzato il suo comportamento positivo. Se invece avessimo detto: “Hai riordinato i giochi in salotto, ma guarda che disordine in camera tua!”, avremmo sottolineato il comportamento scorretto, preferendo la frustrazione alla gratificazione. Sull’importanza della gratificazione qualche pedagogista ha coniato la seguente proporzione:

                 R : P = 5 : 1

dove R sta per ricompensa e P per punizione. Il messaggio è chiaro: per compensare la frustrazione di una punizione occorre la gratificazione di 5 ricompense

Lo spaccapietre Un pellegrino aveva fatto voto di raggiungere un lontano santuario. Lungo la strada incontrò un operaio di una cava di pietra. Polvere e sudore lo rendevano irriconoscibile, negli occhi feriti dalla polvere di pietra si leggeva una fatica terribile. Il suo braccio sembrava una cosa unica con il pesante martello che continuava a sollevare ed abbattere ritmicamente. “Che cosa fai?”, chiese il pellegrino. “Non lo vedi?” rispose l’uomo, sgarbato, senza neanche sollevare il capo. “Mi sto ammazzando di fatica”. Il pellegrino non disse nulla e riprese il cammino. S’imbatté in un altro spaccapietre. Era mortalmente affaticato, come il primo. Aveva anche lui una crosta di polvere e sudore sul volto, ma gli occhi feriti dalle schegge di pietra avevano una strana serenità. “Che cosa fai?”, chiese il pellegrino. “Non lo vedi?”, rispose l’uomo, sorridendo con fierezza. “Sto costruendo una cattedrale”. E con il braccio indicò la valle dove si stava innalzando una grande costruzione, ricca di colonne, di archi e di ardite guglie di pietra grigia, puntate verso il cielo.

Il cristiano è come una pila Il cristiano davanti a Dio non è un privilegiato, un capitalista di Dio: è lui anzi che appartiene a Dio come tutti gli uomini. Non è neppure un capitalista di virtù umane: molti uomini possono essere umanamente più virtuosi di lui. Il cristiano è caricato – caricato nel senso in cui lo si dice di una pila elettrica – di una vita. Questa vita gli è donata da Dio per il mondo, è un dono fatto da Dio al mondo attraverso lui. Ogni cristiano vive la propria fede là dove è oggi, per gli uomini di tutti i tempi, di tutte le classi sociali, di tutte le razze, di tutte le nazioni, di tutte le convinzioni.

 Il figlio espressione d’amore La vita dei genitori non è il paradiso in terra, l’amore non è eterno innamoramento. La coppia è per sua natura in perenne adattamento, instabile, a volte in conflitto. La ricerca di un equilibrio, mai definitivo, mai completamente raggiunto tra comunione e differenza, tra amare e lasciarsi amare, tra ideale e possibile, tra novità e quotidianità, tra rischio e prudenza, tra piacere e impegno, tra libertà e dovere, tra razionalità e tenerezza, è la condizione per procedere insieme verso la vetta della vita. Se due fili in cui scorre la corrente si toccano, avviene un corto circuito; se l’acqua di un fiume in piena viene fermata, rompe gli argini e provoca distruzione. Così l’amore reciproco nella coppia non può rimanere chiuso, essere costretto. Deve far luce intorno, esplodere la sua potenza, farsi vita e dono. L’amore di coppia, allora, è fecondo: si allarga e si arricchisce continuamente, nell’ospitalità, nell’accoglienza, nella solidarietà. Il figlio è l’espressione piena di questo amore.

La paura La catechista interroga i suoi bambini sulla preghiera.
“Vediamo: tu reciti le preghiere alla sera?”.
“Certo”.
“E anche al mattino?”.
“No!”.
“Perché?”.
“Di giorno non ho mica paura”.
Spesso è solo la paura che ci fa pregare. Che umiliazione per noi e soprattutto per Dio!

La preghiera è la semplicità dell’amore che parla.
Preghiera che fa sorgere il sole, preghiera che batte sul muro, qualunque sia il codice, preghiera che sa che dall’altra parte qualcuno ascolta.