Pastorale Scolastica

Diocesi di Piacenza-Bobbio

Il santo viaggio … Maggio 2017

Il tocco del maestro Ad una vendita all’asta, il banditore sollevò un violino. Le corde pendevano allentate. “Che offerta mi fate, signori?” gridò. “Partiamo da…100 euro!”. “Centocinque!” disse una voce. “Centocinque, uno; centocinque, due; centocinque…”. Dal fondo della stanza un uomo dai capelli grigi avanzò e prese l’archetto. Con il fazzoletto spolverò il vecchio violino, tese le corde allentate, lo impugnò con energia e suonò una melodia pura e dolce come il canto degli angeli. Quando la musica cessò, il banditore, con una voce calma e bassa, disse: “Quanto mi offrite per il vecchio violino?”. E lo sollevò insieme con l’archetto. “Un milione, e chi dice due milioni? Due milioni! E chi dice tre milioni? Tre milioni uno tre milioni, due; tre milioni e tre, aggiudicato”, disse il banditore. La gente applaudi, ma alcuni chiesero: “Che cosa ha cambiato il valore del violino?”. Pronta giunse la risposta: “Il tocco del Maestro”. Siamo vecchi strumenti impolverati e sfregiati. Ma siamo in grado di suonare sublimi armonie. Basta il tocco del Maestro.

Essere l’Amato Essere l’Amato esprime la verità centrale della nostra esistenza. La voce dolce e gentile che mi chiama l’Amato è venuta a me in innumerevoli modi. I miei genitori, gli amici, gli insegnanti, gli studenti e i molti estranei che ho incrociato nel mio cammino, mi hanno fatto sentire quella voce in toni differenti. Sono stato benvoluto con tenerezza e gentilezza da molte persone. Sono stato ricompensato e elogiato per il mio successo…però tutti questi segni d’amore non sono stati sufficienti a convincermi che ero l’Amato. Sotto l’apparente salda fiducia in me stesso, c’era sempre la stessa domanda: “Se tutti quelli che mi coprono di tanta attenzione, potessero vedere e conoscere la parte più intima di me stesso, mi amerebbero ancora?”. Questa tormentosa domanda era radicata nella mia intima oscurità, continuando a perseguitarmi e a farmi fuggire da dove quella tranquilla voce, che mi chiamava l’«Amato», poteva essere ascoltata. Noi siamo gli Amati. Siamo intimamente amati, assai prima che i nostri genitori, insegnanti, coniugi, figli e amici ci abbiano amati, o offesi. Questa è la verità enunciata dalla voce che dice: “Tu sei il mio Amato”. (Da “Sentirsi Amati” di H. Nouwen)

Bella giornata, non è vero? Il giorno era cominciato male e stava finendo peggio. Come al solito, l’autobus era molto affollato. Poi sentii una voce profonda provenire dalla parte anteriore dell’autobus: “Bella giornata, non è vero?”. A causa della folla non riuscivo a vedere l’uomo, ma lo sentivo descrivere il paesaggio primaverile. Di lì a poco tutti i passeggeri guardavano fuori dal finestrino. L’entusiasmo era cosi contagioso che mi misi a sorridere per la prima volta nella giornata. Arrivammo alla mia fermata. Dirigendomi con difficoltà verso la porta, diedi un’occhiata alla nostra guida: una figura grassottella con la barba nera, gli occhiali da sole, con in mano un bastone bianco.
Era cieco! Scesi dall’autobus e, all’improvviso, tutta la mia tensione era svanita. Dio nella sua saggezza aveva mandato un cieco che mi aiutasse a vedere: a vedere che, sebbene a volte le cose vadano male, quando tutto sembra scuro e triste, il mondo continua ad essere bello. Canticchiando un motivetto salii le scale del mio appartamento. Non vedevo l’ora di salutare mio marito con le parole: “Bella giornata, non è vero?”.

Lo scorpione Un monaco si era seduto a meditare sulla riva di un ruscello. Vide uno scorpione che era caduto nell’acqua e lottava disperatamente per stare a galla e sopravvivere. Pieno di compassione, il monaco immerse la mano nell’acqua, afferrò lo scorpione e lo posò in salvo sulla riva. L’insetto per ricompensa si rivoltò di scatto e lo punse provocandogli un forte dolore.Il monaco tornò a meditare, ma quando riaprì gli occhi, vide che lo scorpione era di nuovo caduto in acqua e si dibatteva con tutte le sue forze. Per la seconda volta lo salvò e anche questa volta lo scorpione punse il suo salvatore fino a farlo urlare per il dolore. Un contadino che aveva assistito alla scena esclamò: «Perché ti ostini ad aiutare quella miserabile creatura che invece di ringraziarti ti fa solo male?». «Perché seguiamo entrambi la nostra natura» rispose il monaco. «Lo scorpione è fatto per pungere e io sono fatto per essere misericordioso».

Ogni figlio è unico Ogni figlio ha da essere amato in modo unico, non ripetibile. Se i figli fossero contenitori, diversi per forma e capienza, non avrebbe senso riempirli con la stessa quantità d’acqua, in modo che uno sia pieno a metà e l’altro stracolmo. Bisognerebbe piuttosto riempire ciascuno secondo la sua capacità di contenere. Si tratta insomma di amare ciascuno per quello che è, per la sua unicità: “Figlio mio, è importante che tu ci sia. La nostra famiglia, senza di te, non sarebbe la nostra famiglia, sarebbe un’altra. La tua presenza rende la nostra famiglia più ricca, perché possiamo godere delle tue buone qualità e perdonare i tuoi difetti. Qui sei amato non quanto tuo fratello, ma perché sei tu e noi non ti cambieremmo con nessuno al mondo. Noi amiamo ciascuno come figlio unico”. E tu, per che cosa sei fatto?