Pastorale Scolastica

Diocesi di Piacenza-Bobbio

Il Santo viaggio Marzo 2023

Tra tante parole… la Parola
“Due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus” (Lc 24,13).
Due pellegrini stanno camminando verso Emmaus. Era il primo giorno lavorativo dopo un sabato di tristezza, perché Gesù era stato crocifisso. Ai due viandanti  si accosta un terzo personaggio, Gesù, che però viene riconosciuto solo quando, invitato a rimanere a cena, spezza il pane, cioè ripropone l’Eucaristia che aveva celebrato il giovedì santo. Perché Gesù non viene riconosciuto subito? Perché il corpo del risuscitato si trova in un nuovo stato che modifica la sua forma esterna. Ma forse anche perché i due viandanti, più che sull’accompagnatore, erano concentrati su se stessi. Anche noi, spesso, siamo concentrati sui fatti nostri, su ciò che riteniamo importante e urgente, e non ci accorgiamo della presenza di Gesù che ci accompagna, ci spiega la vita. Perché la nostra vita è come disposta su un telaio che ha in Dio il tessitore. Dio l’ha pensata e ce l’ha donata perché rispondessimo al suo disegno d’amore. Soltanto prendendo coscienza di ciò per cui siamo stati fatti noi ci realizziamo.
Le tre pipe
Un vecchio saggio dava questo consiglio ai giovani della sua tribù: «Quando sei ve­ramente adirato con qualcuno che ti ha offeso e decidi di ucciderlo, prima di partire siediti, carica ben bene una pipa e fumala. Finita la prima pipa, ti accorgerai che la mor­te, tutto sommato, è una punizione troppo grave per la colpa commessa. Ti verrà in mente, allora, di an­dare a bastonarlo. Prima di partire siediti, e fuma una seconda pipa. Alla fine penserai che degli insulti coloriti po­trebbero benissimo sostituire le bastonate. Quando stai per andare a insultare chi ti ha offeso, siediti, carica la terza pipa, fumala, e quan­do avrai finito, avrai solo voglia di riconciliarti con quella persona».
Spesso scoppiavano dispute nel monastero, anche per motivi futili. Invitarono allora un maestro di spirito per portare l’armonia e l’amore nel grup­po. Il maestro disse: «Ogni volta che sei con qualcuno o ce l’hai con qualcuno, devi dire a te stesso: io sto morendo e anche questa persona sta morendo. Se pensi veramente a queste parole, ogni amarezza scomparirà».

Capire il cuore di Dio
Una catechista aveva raccontato ai suoi ragazzi del catechismo la parabola del figliol prodigo, ma si era accorta che dopo un po’ molti si erano distratti. Allora aveva chiesto che gliene scrivessero il riassunto.
Uno di loro scrisse così: «Un uomo aveva due figli, quello più giovane però non ci stava volentieri a casa, e un giorno se ne andò via lontano, portando con sé tutti i soldi. Ma ad un certo punto questi soldi finirono e allora il ragazzo decise di tornare a casa perché non aveva neanche da mangiare. Quando stava per arrivare, suo padre lo vide e tutto contento prese un bel bastone e gli corse incontro. Per strada incontrò l’altro figlio, quello buono, che gli chiese dove stava andando così di corsa: “E’ tornato quel disgraziato di tuo fratello; dopo quel che ha fatto si merita un bel po’ di botte!”. “Vuoi che ti aiuti anch’io, papà?”. “Certo”, rispose il padre. E così, in due, lo riempirono di bastonate. Alla fine il padre chiamò un servo e gli disse di uccidere il vitello più grasso e di fare una grande festa, perché s’era finalmente tolto la voglia di suonargliele a quel figlio che gliel’aveva combinata proprio grossa!».
Capire la logica del cuore di Dio è difficile per tutti.

 Il vero apprendimento
Ho imparato che ignorare i fatti non cambia i fatti…
Ho imparato che l’amore, non il tempo, guarisce le ferite.
Ho imparato che ogni persona che incontri merita di essere salutata con un sorriso.
Ho imparato che nessuno è perfetto… finchè non ti innamori.
Ho imparato che la vita è dura… ma io di più!
Ho imparato che quando serbi rancore la felicità va da un’altra parte.
Ho imparato che un sorriso è un modo economico per migliorare il mio aspetto.
Ho imparato che tutti vogliono vivere in cima alla montagna, ma tutta la felicità e la crescita avvengono mentre la scali.
Ho imparato che meno tempo spreco più cose faccio.
Ho imparato che più amo più scopro la profondità dell’amore.
Ho imparato che c’è più gioia nel donare che nel ricevere.
I due boscaioli
Due boscaioli lavoravano nella stessa foresta ad abbattere alberi. I tronchi erano imponenti, solidi e tenaci. I due boscaioli usavano le loro asce con identica bravura, ma con una diversa tecnica: il primo colpiva il suo albero con incredibile costanza, un colpo dietro l’altro, senza fermarsi se non per riprendere fiato rari secondi.
Il secondo boscaiolo faceva una discreta sosta ogni ora di lavoro.
Al tramonto, il primo boscaiolo era a metà del suo albero. Aveva sudato sangue e lacrime e non avrebbe resistito cinque minuti di più.
Il secondo era incredibilmente al termine del suo tronco. Avevano cominciato insieme e i due alberi erano uguali!
Il primo boscaiolo non credeva ai suoi occhi. “Non ci capisco niente! Come hai fatto ad andare così veloce se ti fermavi tutte le ore?”.
L’altro sorrise: “Hai visto che mi fermavo ogni ora. Ma quello che non hai visto è che approfittavo della sosta per affilare la mia ascia”

Il tuo spirito è come l’ascia. Non lasciarlo arrugginire. Ogni giorno affilalo un po’: