Pastorale Scolastica

Diocesi di Piacenza-Bobbio

Il Santo Viaggio, meditazione per il sostegno spirituale degli operatori della scuola (Dicembre 2016)

Il Santo Viaggio, meditazione per il sostegno spirituale degli operatori della scuola (Dicembre 2016)

Premi e castighi
Prima di tutto è meglio evitare le promesse di premio, “Se ti comporti in questo modo ti comprerò il gelato…”, in quanto possono diventare equivoche, possono spingere all’utilitarismo: il premio diventa il fine. La forma migliore di ricompensa è senza dubbio quella di incoraggiare il ragazzo; questo incoraggiamento consiste, anzitutto, nel fargli notare ciò che egli ha già realizzato di buono, per esortarlo a continuare su tale strada. L’incoraggiamento costruisce la fiducia e il senso del proprio valore ed è un processo continuo tendente a dare al b.no un senso di sicurezza e di rispetto per se stesso. Nell’incoraggiamento gli educatori potrebbero imparare ad utilizzare con parsimonia parole troppo cariche di lodi e stima o con riferimenti a competizione o a confronti con gli altri, quali: “Eccellente, sei migliore di…, più buono di… grandioso, brillante”. Sembra più positivo utilizzare parole e frasi che esprimono stima, accettazione, fiducia, riconoscenza, quali: “Il modo in cui ti stai impegnando mi piace…; Sono felice che ciò ti faccia piacere; Da come ti conosco sono sicuro che farai bene; Ci vuole sacrificio, è vero, ma hai dimostrato altre volte di non aver paura”

Preghiera
Mio Signore Gesù, parlami della preghiera, dimmi ciò che vuoi che io ne pensi, come vuoi che io la pratichi! Pregare è guardarti, e poiché sei sempre qui, come posso se ti amo veramente, non guardarti incessantemente? Colui che ama e si trova di fronte all’Amato può fare altrimenti che fissare lo sguardo su di Lui? (Charles de Foucauld).

Il falco
Un servo disse al re: “Sire, nessuno riesce a smuovere il cucciolo di falco dal ramo dell’albero su cui è stato posato il primo giorno. Un inserviente deve arrampicarsi ogni giorno per portargli cibo”. Il re convocò veterinari e guaritori, ma nessuno riuscì a far volare il falco. Incaricò del compito i membri della corte, i generali, ma nessuno potè schiodare il falco dal suo ramo.  Un giorno fece proclamare un editto in cui chiedeva ai suoi sudditi un aiuto per il problema. Il mattino seguente, il re spalancò la finestra e, con grande stupore, vide il falco che volava superbamente tra gli alberi del giardino. “Portatemi l’autore di questo miracolo”, ordinò. Poco dopo gli presentarono un giovane contadino. “Tu hai fatto volare il falco? Come hai fatto? Sei un mago, per caso?” gli chiese il re. Intimidito e felice, il giovane spiegò: “Non è stato difficile, maestà. Io ho semplicemente tagliato il ramo. Il falco si è reso conto di avere le ali ed ha incominciato a volare”. Talvolta, Dio permette a qualcuno di tagliare il ramo a cui siamo tenacemente attaccati, affinché ci rendiamo conto di avere le ali

Il figlio li rende mamma e papà
Il sorriso di un bimbo è limpido, gioioso, libero e spontaneo. Ad esso corrisponde il sorriso del cuore di mamma e papà: un sorriso dolce e gentile, casto e cordiale, tenero e fedele, espressione di un amore che trabocca e non vede l’ora di donarsi, di spendersi. La nascita di un bimbo è un fatto meraviglioso, che riserva ai genitori gioie inesprimibili e suscita speranze sopite, riempie di fiducia il futuro. Ogni bambino è testimone dell’innocenza. Perduta, smarrita, rifiutata, quest’innocenza dev’essere riconquistata con fatica. In questo sforzo dell’intelletto, della volontà, del cuore, l’immagine del bambino è ispirazione e sorgente di speranza. Egli “parla” ai genitori dello scopo della loro vita, rappresenta il frutto del loro amore. Permette inoltre di pensare al futuro: il bambino fa pensare all’avvenire!

Lo strozzino
Uno strozzino morì. La sua anima cadde nell’inferno. Gridò allora: “Giudice supremo delle anime, aiutami!”. Il Giudice supremo chiese: “Hai mai compiuto un’opera buona, in vita, cosicché ti possa aiutare adesso?”. L’anima dello strozzino pensò a tutto quel che aveva fatto in vita. Alla fine si illuminò e disse: “Sì, Giudice supremo, certo! Una volta stavo per schiacciare un ragno, ma poi ne ebbi pietà, lo presi e lo buttai fuori dalla finestra!”. “Bravo, rispose il Giudice. Pregherò quel ragno di tessere un lungo filo dalla terra all’inferno, e così ti ci potrai arrampicare”. Non appena il filo di ragno la toccò, l’anima dello strozzino cominciò ad arrampicarsi. Giunse a metà strada, e il filo continuava a reggere, quando vide che altre anime cominciavano ad arrampicarsi anch’esse lungo lo stesso filo. Allora gridò: “Andate via, lasciate stare il mio filo. Regge solo me. Questo filo è mio!”. Proprio in quel momento il filo si spezzò, e l’anima dello strozzino ricadde nell’inferno. Infatti il filo della salvezza regge il peso di molte anime buone, ma non regge un solo grammo d’egoismo.

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Il Santo Viaggio, meditazione per il sostegno spirituale degli operatori della scuola (novembre 2016)

Il Santo Viaggio, meditazione per il sostegno spirituale degli operatori della scuola (novembre 2016)

La città smemorata
Una volta, in una piccola città, cominciarono a succedere dei fatti strani. I bambini dimenticavano di fare i compiti, i grandi si dimenticavano di togliersi le scarpe prima di andare a dormire, nessuno si salutava più. Le porte della chiesa rimanevano chiuse. Nessuno sapeva più le preghiere. Un lunedì mattina, però, un maestro domandò ai suoi alunni: “Perché ieri non siete venuti a scuola?” “Ma ieri era domenica!” risposero gli scolari, “La domenica non c’è scuola”. “Perché?”, chiese il maestro. Gli alunni non seppero che cosa rispondere. Un giorno soffiava un forte vento tra i tetti, così forte da smuovere le campane della chiesa. La campana più piccola suonò. Improvvisamente la gente si fermò e guardò in alto. E un uomo per tutti esclamò: “Ecco che cosa abbiamo dimenticato: Dio!”.
Se c’è speranza in questo mondo è solo perché risuona ancora il nome di Dio. Milioni e milioni di persone gettano su questo nome le gioie e le paure della propria esistenza. E’ l’unico nome che porta su di sé il peso dell’umanità e che dà un senso a tutto.

L’amore dei genitori
L’amore nel rapporto di coppia è permanente, ma non è mai lo stesso, come non sono gli stessi i momenti di un’unione che affronta asperità e difficoltà, alternate a gioie intense, a segrete speranze, all’armonia che sfocia nella serenità. Ci si ferma per riprendere fiato, a volte può sfiorare la tentazione di abbandonare la salita, di tornare indietro, di slacciare la corda che richiama continuamente al compito. Ma poi si riparte, ci si apre all’avventura del vivere accelerando il passo se l’altro è più avanti e rallentando se è rimasto indietro; scegliendo l’incertezza del cambiamento, adattandosi agli imprevisti, esplorando con trepidazione il mistero dell’amato, dell’amata, accettato/a per quello che è e non desiderato per quello che si vorrebbe che fosse. Bisogna allargare le proprie braccia protese, se si vuole accogliere ed abbracciare la propria donna; bisogna togliere le solite cose stantie, le cianfrusaglie, le abitudini rassicuranti che occupano il cuore, per lasciar posto all’originalità del proprio uomo.

Premi e castighi
Gli usi degli antichi, spesso, sono intrisi di saggezza. Alle volte, tuttavia, ci lasciano perplessi. Poco sappiamo, per esempio, dei metodi educativi egiziani, e quel poco non è tale da destare il nostro entusiasmo. Ecco una loro massima pedagogica che ci disorienta, così lontana dalla nostra sensibilità e dai nostri modelli educativi: “Gli orecchi dei ragazzi sono sulla loro schiena: essi ascoltano quando vengono picchiati”. I castighi, infatti, nella nostra cultura, come del resto i premi, sono mezzi educativi, ciascuno dei quali ha uno scopo preciso. Il premio è un mezzo per sostenere l’entusiasmo del figlio, è un segno del compiacimento del genitore, mentre il castigo è la punizione conseguente ad una mancanza commessa per difetto di buona volontà, per pigrizia, per comodità, e mira a porvi rimedio. Sia l’uno che l’altro strumento, comunque, vanno accompagnati dal dialogo, per verificare che cosa il figlio ha capito della situazione esaminata e della reazione dei genitori, ma anche per dare le spiegazioni necessarie.

Il valore delle cose
Un riccone arrivò in Paradiso. Per prima cosa fece un giro per il mercato e con sorpresa vide che le merci erano vendute a prezzi molto bassi. Immediatamente mise mano al portafoglio e cominciò a ordinare le cose più belle che vedeva. Al momento di pagare porse all’angelo, che faceva da commesso, una manciata di banconote di grosso taglio. L’angelo sorrise e disse: “Mi dispiace, ma questo denaro non ha alcun valore”. “Come?”, si stupì il riccone. “Qui vale soltanto il denaro che sulla terra è stato donato”, rispose l’angelo.
Oggi, non dimenticare il tuo capitale per il Paradiso.

Preghiera
Signore, che profondo accecamento il nostro! Cerchiamo la felicità dove è impossibile trovarla. Com’è difficile la mia domanda quando ti prego di amare chi non ti ama, di aprire a chi non bussa… Tu dici, Signore, che sei venuto a cercare i peccatori. Non guardare alla nostra cecità, ma al sangue prezioso sparso per noi dal tuo Figlio! Fa’ che fra tanta male risplenda la tua misericordia, dato che siamo tue creature (Santa Teresa).

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