Pastorale Scolastica

Diocesi di Piacenza-Bobbio

Il Santo Viaggio Febbraio 2018

Santa insicurezza E’ stato osservato che quando è presente lo Spirito noi siamo “infettati” della presenza di futuro. Ma, per subire questa salutare infezione, occorre diventare poveri. Il ricco è colmo, non è affamato né assetato di ciò che non ha. Il ricco è soddisfatto del suo presente. Ha fatto l’abitudine alla realtà così com’è. Perché gli va bene in questo modo. Il ricco non pensa che a conservare il proprio “adesso”. E’ chiuso alla speranza: ciò che possiede fonda la sua sicurezza, diventa prigione. Lasciati invadere dalla santa insicurezza che ti porta in un territorio inesplorato, verso l’aspirazione alla pace, alla giustizia, all’amore…

Accoglierti, Signore! I frutti della terra sono offerta a cui spalanchiamo le mani volentieri. Tu vieni, ti fai dono personale e diventi una croce per me, tante volte: come sono meschino, Signore! Son capace di soffrire quando vieni, son capace di sentire pesare il tuo peso. E la santità è ricevere te. Te che discendi perché io non abbia a fare la fatica di salire. Che la mia vita si inginocchi: allora, sulla nuda terra, comprenderò il mistero del dono fatto alla mia terra.

Il falco prigioniero Un giovane falco, volando nel cielo azzurro, vide un grosso pollo che razzolava. Piombò sulla preda, ma non fece i conti con la massaia che aveva una grande scopa in mano. Quando il falco rinvenne si accorse di avere la zampa legata ad una cordicella. Cominciò a dare strattoni, guardando il cielo azzurro. Provò e riprovò per giorni, per settimane. Poi si abituò e al massimo guardava il cielo per vedere se pioveva. Così non si accorse che le piogge autunnali avevano fatto marcire la corda che lo teneva legato. Sarebbe bastato uno strattone modesto e il falco sarebbe tornato in libertà. Ma non lo diede più.

Il girasole In un giardino ricco di fiori d’ogni specie, cresceva una pianta senza nome. Era robusta ma sgraziata, con dei fiori stopposi e senza profumo. Le altre piante non le rivolgevano la parola, ma lei aveva un cuore pieno di bontà e di ideali. La pianta senza nome non si perdeva un raggio di sole e crebbe fino a diventare alta quasi due metri, ma rimaneva innamorata del sole. L altre piante erano un po’ invidiose, specialmente quando in cima al fusto sbocciò un magnifico fiore che assomigliava proprio al sole. Per questo i garofani cominciarono a chiamare la pianta senza nome “Girasole”: e quel nome rimase, in tutto il giardino. Un giorno le rose chiesero al girasole: “Perché guardi sempre in aria?”. “Amici, disse il girasole, sono felice di vivere con voi, ma io amo il sole. Esso è la mia vita, lo seguo sul suo cammino: sento già di assomigliargli un po’… Che ci volete fare? Io vivo per lui”. La perseveranza nel seguire una meta, un ideale, rende grandi gli uomini. Se anche noi cercassimo Dio con la stessa perseveranza con cui il girasole segue il sole…  Sai liberarti da ciò che ti tiene prigioniero, per volare nel cielo azzurro?

La preghiera Amate la preghiera. Provate spesso durante il giorno la necessità di pregare? Fatelo, dunque! La preghiera allarga il cuore, fino a renderlo capace di contenere il dono di Dio stesso. Chiedete e cercate, e il vostro cuore si farà grande a sufficienza per contenere Cristo, per albergarlo dentro di voi (Madre Teresa di Calcutta)

 

Read More

Il santo viaggio Gennaio 2018

Chi fabbrica luce si sporca le mani La speranza non è un sogno, ma un modo per tradurre in realtà i sogni. L’uomo della speranza, quindi, non sta ad aspettare l’avvento di un mondo nuovo, ma non esita a sporcarsi le mani per costruire questo mondo. Non si gingilla con le sue idee sul futuro, ma vede il futuro come un compito da realizzare. Offre un luogo al proprio progetto, per cui ciò che non esiste da nessuna parte possa finalmente trovare collocazione in una parte precisa del nostro mondo. Non rifugiarti nell’alibi dell’impossibilità, non accucciarti nella tana del realismo, perché per partorire una stella, per fabbricare la luce, è necessario sporcarsi le mani.
“Tutto è possibile presso Dio” (Mc 10,27

Saziami di stupore Mio Dio quanto sei grande! E quanto sono piccolo, quanto è piccolo l’uomo al tuo cospetto! Signore, che io ti conosca. Che io sappia spalancare gli occhi sulla bellezza delle tue opere, con profondità, con intensità, con entusiasmo. Lo splendore della tua gloria non mi lasci indifferente: i nostri occhi tu li hai aperti perché ci saziassimo di te. Sarà questa la piena beatitudine della vita eterna, ma comincia già qui, nella fede.

Il segreto della felicità Elena era una ragazzina dolce e un po’ svagata. Il bosco dietro il paese era diventato il suo rifugio preferito. Un giorno, mentre camminava, vide una farfalla impigliata in un rovo. Con molta cura, facendo attenzione a non rovinarle le splendide ali, la liberò. La farfalla volò via, poi ad un tratto tornò e si trasformò in una splendida fata. “Per ringraziarti della tua gentilezza esaudirò un tuo desideri”, disse la fata. “Elena pensò un attimo poi disse: “Voglio essere felice”. Allora la fata si chinò su di lei, le mormorò qualcosa all’orecchio e scomparve. Elena divenne donna e nessuno al villaggio era più felice di lei. E quando la gente le chiedeva come facesse, lei rispondeva di aver seguito il consiglio di una fata. Gli anni passarono e i figli e i nipotini temevano che il segreto della fata potesse morire con Elena. “Rivelaci che cosa ti ha detto la fatina”, chiedevano. Ed Elena, finalmente, rispose: “Mi ha rivelato che, anche se appaiono sicuri, tutti hanno bisogno di me!”. Tutti hanno bisogno di te. Sei prezioso/a, unico/a, speciale, irripetibile…

Il santo e il topolino Un grande asceta, noto in tutto il mondo per la sua grande santità, abitava in una profonda caverna. Ma un giorno, mentre il santo stava meditando, un topolino sbucò dall’ombra e cominciò a rosicchiargli un sandalo. L’eremita aprì gli occhi arrabbiatissimo. “Perché mi disturbi?”. “Io ho fame, disse il topolino”. “Vattene via, urlò l’eremita, come osi infastidirmi mentre cerco l’unione con Dio?”. “Come fai a trovare l’unione con Dio, chiese il topolino, quando non riesci neppure ad andare d’accordo con me?”. Quanti topolini incontriamo nella nostra giornata! Un figlio insistente, un vicino noioso, un collega invadente… La santità è trovare in quelle relazioni la presenza di Dio!

La dignità umana I miei anni di servizio ai poveri mi hanno aiutato a comprendere che sono precisamente loro quelli che meglio comprendono la dignità umana. Il loro problema principale non consiste nel mancare di denaro, ma non veder riconosciuto il loro diritto ad essere trattai con umanità e amore (Madre Teresa di Calcutta)

Read More

Il Santo Viaggio Dicembre 2017

La ribellione può essere un atto d’amore
Quando coltiviamo un giardino, con questo atto noi ci ribelliamo contro la sterilità della natura. Quando diciamo una parola di conforto, ci ribelliamo alle lacrime. Quando ci innamoriamo, ci ribelliamo all’isolamento. Quando siamo perseguitati a causa della giustizia, ci ribelliamo all’oppressione e all’ingiustizia. Soltanto chi dice no alle cose così come stanno è disposto a soffrire per la creazione di un ordine nuovo.
Una mamma, un papà, sono ribelli, perché vedono nel figlio una promessa di bene, si ribellano alla convenienza e alla comodità, all’interesse e al senso comune. Sono ribelli, perché credono nell’amore…

Preghiera
Accogliendo dalle tue mani la vita, dalla tua provvidenza e dalla tua misericordia ogni cosa, tutto diventa buono, tutto è grazia. A renderci beati ci basti la tua volontà, ci basti la certezza della tua misericordia e del tuo dono. Allora le cose di questo mondo non ci imprigionano, ma ci liberano. Sono la rivelazione del tuo amore di Padre: e questa è la beatitudine.

Non ti vedo papà
Era una famiglia felice e viveva in una casetta di periferia. Ma una notte scoppiò nella cucina della casa un terribile incendio. Mentre le fiamme divampavano, genitori e figli corsero fuori. Si abbracciarono guardando impotenti la loro casa avvolta nel fuoco e nel fumo. In quel momento si accorsero, con infinito orrore, che mancava il più piccolo, di appena cinque anni. Si era rifugiato al piano superiore. Si aprì una finestra della soffitta e il bambino gridò: “papà! Papà!”. Il padre accorse e gridò: “Salta giù!”. Il bambino, avvolto dal fumo nero, rispose: “Papà non ti vedo!”. “Ti vedo io e basta. Salta giù!”. Il bambino saltò e cadde tra le forti braccia del padre, che lo aveva afferrato al volo.
Tu sai affidarti alle forti braccia di Dio?

La risposta di Dio
Andrea aveva un solo grande desiderio: la bicicletta nuova. Ma la mamma di Andrea aveva tante bollette da pagare e le spese aumentavano ogni giorno. Non poteva certo permettersi la bicicletta. Andrea conosceva le difficoltà della mamma e così decise di chiedere la bicicletta direttamente a Dio. Tutte le sere aggiungeva una frase alle sue preghiere: “Ricordati di farmi avere la bicicletta per Natale. Amen”. Venne il giorno di Natale e naturalmente Andrea non ricevette nessuna bicicletta. “Andrea, gli disse dolcemente la mamma, sarai scontento perché non hai ricevuto la bicicletta. Spero che tu non sia arrabbiato con Dio, perché non ha risposto alle tue preghiere”.
Andrea guardò la mamma. “Oh no, mamma. Io non sono arrabbiato con Dio. Dio ha risposto alle mie preghiere. Ha detto: ‘No!’…”.

Preoccupiamoci degli altri
Se apprendessimo l’arte di preoccuparci degli altri, questo ci farebbe assomigliare sempre più a Cristo, il cui cuore era mansueto e umile e si preoccupava degli altri. Gesù passò attraverso il mondo facendo del bene. Maria non fece altro a Cana se non pensare alle necessità degli altri e mettere le loro necessità a conoscenza di Gesù. Se invece di pensare ai nostri interessi, di preoccuparci di ciò che ci è utile o ci conviene, pensassimo al bene degli altri, scopriremmo un mondo d’amore che attende il nostro impegno e il nostro farci dono. (Madre Teresa di Calcutta.

Read More

Il santo viaggio… Novembre 2017

Dare un nome alle cose assenti
Nell’uomo c’è una facoltà meravigliosa che lo rende “complice di Dio” nell’avvistare un mondo nuovo: l’immaginazione. Grazie alla fantasia noi anticipiamo il futuro, lo visitiamo, lo frequentiamo già. In sostegno alla speranza l’immaginazione non accetta il verdetto inesorabile dei fatti, rifiuta di accogliere passivamente le cose così come sono. L’uomo osserva, certo, ciò che esiste, ma al tempo stesso intuisce che mancano all’appello altre cose che ci dovrebbero essere. E proprio qui si riconosce l’uomo della speranza: non si limita all’inventario di ciò che ha sotto gli occhi, ma chiama, dà un nome alle cose assenti.
Mi basti tu
Dove sei Signore? In un mondo così tormentato, agitato da mille complicazioni, come trovarti senza che la mia preghiera risenta della complessità della vita? Non voglio tensioni, né ansie, né pigrizie, né scoraggiamenti: voglio te. Mi basti tu Signore. Ho bisogno di abbeverarmi alla tua trasparenza. Ho una sola cosa da fare: ascoltarti. Ascoltare sapendo che mi stai dicendo il tuo amore. E risponderti. Lasciare penetrare nella mia vita la tua parola operante, a volte travolgente, a volte leggera e soave come la brezza della sera. E risponderti con il silenzioso amarti, che mi spalanca alla tua carità.
Il primo fiore
In un paesino di montagna c’era un’usanza molto bella. Una gara tra tutti gli abitanti. Chi avesse trovato il primo fiore della primavera avrebbe avuto buona fortuna tutto l’anno. Quella volta per ore cercarono in alto e in basso, e mentre molti abbandonavano la ricerca si udì un grido: “E’ qui! L’ho trovato!”. Era la voce di un bambino. Il primo fiore, però, era sbocciato tra le rocce, qualche metro sotto il ciglio di un terribile dirupo. Tutti lo volevano aiutare. Cinque uomini forti portarono una corda, ma il bambino piangeva spaventato. Gli fecero vedere una corda più grande e quindici uomini si offrirono di tenerla, ma il bambino piangeva. Ad un tratto smise di piangere. Tutti fecero silenzio per sentire che cosa il bambino avrebbe detto. “Va bene, disse. Andrò giù. Andrò giù se mio padre terrà la corda!”
Ti fidi così tanto di Dio?
La domenica mattina
Il signor Cesare era molto abitudinario. Ogni domenica si alzava tardi e alle 11 si tagliava la barba, lasciando aperta la porta del bagno. Quello era il momento atteso da Francesco, che aveva solo sei anni, mostrava già un’inclinazione per la medicina. Francesco prendeva il pacchetto del cotone, la bottiglietta del disinfettante, la busta dei cerotti, entrava in bagno e si sedeva sullo sgabello ad aspettare. “Che c’è?”, chiedeva il signor Cesare. “Be’, diceva Francesco, può darsi che ti tagli; e io ti farò la medicazione”. “Già”, diceva il signor Cesare. “ma non tagliarti apposta come domenica scorsa”, diceva Francesco, severamente, “altrimenti non vale”. Al signor Cesare non riusciva di tagliarsi senza farlo apposta. Tentava di sbagliare, di essere disattento e prima o poi il taglietto arrivava. Così Francesco poteva entrare in azione. Asciugava la goccia di sangue, disinfettava e attaccava il cerotto. Così ogni domenica il signor Cesare regalava una goccia di sangue a suo figlio, e Francesco era sempre più convinto di avere un padre distratto. A chi doni una goccia del tuo sangue?

Oggi, come sempre, Cristo è presente nei poveri che nessuno ama, che sono privi di lavoro, di assistenza, che non hanno né vestito né casa; in questi poveri, che si arriva a considerare un peso per la società e lo Stato. Nessuno ha tempo per loro. Siamo io e voi, in quanto cristiani degni dell’amore di Cristo, se il nostro amore è autentico, che dobbiamo cercarli e offrire loro il nostro aiuto. Essi attendono che noi si vada loro incontro (Madre Teresa di Calcutta)  

 

Read More

Il santo viaggio… Ottobre 2017

Hai sentito quell’uccello cantare?
Taci e osserva la danza. Non devi far altro che guardare: una stella, un fiore, una foglia che cade, un sasso… Guarda. Ascolta. Odora. Tocca. Gusta. E non ti ci vorrà molto per vedere lui, il Danzatore stesso! Che cos’hai detto? Che hai sentito cantare decine di uccelli e visto centinaia di alberi? Ah, è l’albero che hai visto o l’etichetta? Quando guardi un albero e vedi un miracolo… allora, finalmente, hai visto un albero! Il tuo cuore non si è mai riempito di meraviglia senza parole nell’udire il canto di un uccello?
Preghiera
I miei desideri, Signore, sono come i fiori di una pianta. Non tutti giungeranno a maturazione; ma è bello che la pianta sia ricca di una abbondante fioritura. Tu sei Bellezza e i miei fiori sono il tuo riflesso: tu li guardi e te ne compiaci. E a me basta che tu ne sia contento Non dirò che di fiori non si vive: tu sai il perché dei fiori che hai messo sulla mia pianta. Il frutto l’aspetto da te. I desideri che resteranno fiori, i desideri che porterai a compimento, siano tutti per te.
I tre spaccapietre
Durante il Medioevo un pellegrino aveva fatto voto di raggiungere un lontano santuario. Dopo alcuni giorni di cammino si trovò in una stradina. Qua e là degli uomini, seduti per terra, scalpellavano grossi frammenti di roccia per ricavare blocchi di pietra. Il pellegrino si avvicinò al primo degli uomini. “Che cosa fai?”, chiese. “Non lo vedi? Disse quello sgarbato, mi ammazzo di fatica”. Il pellegrino riprese il cammino e si avvicinò al secondo spaccapietre. “Che cosa fai?” gli chiese. “Non lo vedi? Lavoro per mantenere mia moglie e i miei figli”, rispose l’uomo. Il pellegrino giunse in cima alla collina. Si avvicinò al terzo spaccapietre. “Che cosa fai?”, chiese il pellegrino. “Non lo vedi? rispose l’uomo sorridendo con fierezza, sto costruendo una cattedrale!”. E con il braccio indicò la valle, dove si stava innalzando una grande costruzione, ricca di colonne e di archi. E tu cosa fai? E’ il perché che fa la differenza. C’è una bella differenza tra l’ammazzarsi di lavoro” e “costruire una cattedrale”…
Il semaforo blu
Una volta il semaforo che sta a Milano, in piazza del Duomo fece una stranezza. Tutte le sue luci, ad un tratto, si tinsero di blu, e la gente non sapeva più come regolarsi. Gli automobilisti strepitavano e i pedoni si mostravano impazienti. Venne finalmente un vigile per districare il traffico, mentre un suo collega cercò la cassetta dei comandi per riparare il guasto e tolse la corrente. Prima di spegnersi il semaforo blu fece in tempo a pensare: “Poveretti! Io avevo dato il segnale di via libera per il cielo. Se mi avessero capito, ora tutti saprebbero volare. Ma forse gli è mancato il coraggio”. E tu? Insegui le cose da fare? Sai guardare in alto? Sai trovare nei tuoi affanni il momento per mettere un po’ di cielo nella tua vita?
Perché questo foglio
Questo sussidio, che l’Ufficio Diocesano di Pastorale Scolastica predisporrà ogni mese, per la durata dell’intero anno scolastico, vuole essere un’occasione rivolta ai cristiani che operano nella scuola, per fermarsi un poco, per sostare, e raccogliere la propria vita e il proprio agire intorno a Gesù Cristo, che li motiva e dona loro senso. Leggere e meditare queste semplici righe può inoltre farci sentire più Chiesa, perché consapevoli che altri, in tutte le scuole della Diocesi, cercano di vivere con coraggio e passione, pur tra mille difficoltà, la loro fede.
Il direttore dell’Ufficio Diocesano di Pastorale Scolastica (G. Marchioni)

 

Read More