La spina sul cammino della speranza La sofferenza prepara l’animo alla visione del futuro, del diverso. Ogni gemito contiene una visione del Regno che deve venire e che comincia già ora. Certo, in se stessa la sofferenza produce solo amarezza, risentimento. Da sola, occorre dirlo chiaramente, la sofferenza non parla di futuro. Per diventare feconda deve accettare, nel proprio terreno tribolato, il seme della speranza. Quando questo accade ci si accorge che, perché il deserto diventi giardino, non basta strappare spine e cardi: occorre piantare fiori e alberi da frutto…La sofferenza senza speranza genera risentimento. La speranza senza sofferenza genera illusioni, ingenuità. “Se il chicco di grano… non muore rimane solo; se invece muore produce molto frutto” (Gv 12,24).
Conoscerti di più Tu chi sei? Se questo interrogativo fosse fuoco, fiamma che non si spegne! Sei venuto per essere cercato, per gettare nel mio cuore un fermento: non aspetto impaziente una risposta, mi basta che questo desiderio non finisca più, non finisca mai. E che io possa naufragare nella pace, nella immensità del tuo Mistero.
Il signor felicità Un Won Li era un contadino. Un giorno stava tornando a casa quando incontrò un uomo per strada, affannato sotto un gran fagotto. “Tenete le mie arance”, gli disse, ponendogli i frutti che aveva portato con sé: “Vi disseteranno”. Quell’uomo gli diede in dono un pezzo di stoffa. Won Li incontrò più avanti la principessa, che gli chiese: “Mostratemi quella stoffa”. Won Li rispose: “Ve la regalo!”. La principessa in cambio gli diede la sua borsetta che, come previsto, era piena di monete d’oro. Tornato a casa Won Li decise di far felici, con quella ricchezza, i più poveri del paese. Comprò un grande appezzamento di terra, la divise in tanti poderi e li donò ai poveri che non possedevano nulla. Tutto il villaggio divenne più ricco e tutti vissero felici e contenti. E tutti chiamarono Won Li il “Signor Felicità”. E’ E’ facile dire “ti voglio bene”, ma generosità si dimostra con i fatti. Quando si dona si è più felici…
Tre feroci banditi C’erano una volta tre feroci banditi, che assalivano le diligenze e portavano il loro bottino in una stamberga, dove dormivano. Avevano ceste e bauli pieni d’oro. Un giorno, però, fermarono una carrozza con un solo passeggero: Tiffany, un’orfanella che stava raggiungendo la zia con cui doveva rimanere a vivere. I banditi portarono la bambina nel loro nascondiglio. Quando Tiffany vide le ceste piene d’oro chiese: “Che cosa fate con questo tesoro?”. I banditi non se lo erano mai chiesto. Così decisero di aiutare i bambini abbandonati, come Tiffany. Comprarono un grande castello, che ospitava i tanti bambini che si presentavano alle sue porte. Che cosa fai del tesoro che sei? Ti spendi per gli altri? Ti fai dono?
Amore di Dio nelle opere Dovremmo concentrarci sempre di più nel prestare un servizio gratuito e generoso ai poveri. Dovremmo sforzarci di scoprire coloro che vivono in solitudine, che mancano di affetti, che sono invalidi, cercando di vedere in loro Cristo che soffre. Non si tratterà magari che di sorridere loro, far loro una rapida visita, accendere il fuoco a uno e leggere a un altro. Cose piccole, sì, molto piccole. Che però daranno una forma concreta al nostro amore per Dio. Nutrire Cristo che ha fame non solo di pane, ma di amore. Con la nostra presenza, con il nostro contatto umano.
Read More
Meditazioni per il sostegno spirituale degli operatori scolastici
L’immaginazione prigioniera I potenti non fanno altro che scoraggiare l’anelito verso il futuro. Per farlo creano un numero sempre più grande di oggetti appetibili, che catturano la mente, impedendole di staccarsi da essi. E uno finisce per convincersi di essere libero soltanto perché c’è molta libertà di scelta nel campo delle distrazioni, del gioco, dei consumi. Questa è una libertà basata sul capriccio, sulla vanità. In realtà manca la vera libertà. Quella di essere se stessi. Di creare il futuro. Siamo forse in una società che permette l’esercizio della libertà in territori innocui, per impedire all’uomo di avventurarsi sul terreno scomodo dell’atto creativo…
Preghiera Ti cerco, ho bisogno di incontrarti, ho bisogno che i tuoi occhi fissino i miei. Parlarti, a faccia a faccia, come amico ad amico. Mi chiami a pregare perché ti stia davanti: a volte in silenzio e allora se tu parli io ti ascolto. A volte parlo io e so che, se tu taci, mi ascolti. Quando tu taci, lo so per fede che mi ascolti, ma è duro il tuo silenzio. So che ci sarà un momento in cui né io né te diremo più parole … e sarà vero che potrò abbandonarmi nella fiducia e nella speranza alle grandi cose che tu solo sai e vuoi fare in me, quando e come vuoi.
Nel paese dei draghi Grifagno I era il re del paese dei draghi. A volte al re prudevano gli unghioni e lui calmava il prurito mangiandosi un innocente draghetto, salvo poi pentirsi di quello che aveva fatto. Un bel giorno decise di farsi tagliare gli unghioni. Senza unghie il re divenne vegetariano e i draghi del regno non potevano essere più contenti. Un giorno però il re perse le forbici, gli unghioni crebbero e cominciarono a prudere. Stava per afferrare un draghetto, che lo fermò dicendogli: “Sei il re. Le tue unghie non ti ubbidiscono?”. “Tutti mi ubbidiscono, anche le mie unghie”, ribattè seccato il re. “E allora falle rientrare!”. Disse il piccoletto. Il re ritrasse gli artigli. “Ecco, adesso sei un vero re”. Grifagno I pensò: “Ha ragione il piccoletto. Ma com’è difficile essere re delle proprie unghie!” Com’è difficile essere re delle proprie voglie, dei propri istinti…
Il venditore di cappelli Nella lontana Tunisia un venditore di cappelli, dopo una giornata faticosa, si era messo a dormire in un bosco di piante di limone. Non si era accorto della presenza di scimmie, che come tutti sanno sono abili imitatrici. Le scimmie, mentre il venditore dormiva, gli rubarono tutti i cappelli che aveva in valigia. Al suo risveglio il venditore si arrabbiò; mostrò alle scimmie il pugno, ed esse fecero altrettanto; lanciò loro dei sassi ed esse lo bersagliarono con i limoni. Il pover’uomo si prese il capo tra le mani e, con un gesto rabbioso, si tolse il cappello che aveva in testa e lo scaraventò a terra. Indovinate cosa accadde? Le scimmie, che avevano imitato ogni suo gesto, lanciarono a terra tutti i cappelli. Al venditore non restò altro che raccoglierli. Era salvo!
Messaggeri di amore Cerchiamo di vivere lo spirito di una totale dedizione a Dio, di amorosa fiducia reciproca e di affetto verso tutti. Se accettiamo realmente questo spirito, ci trasformeremo in autentici collaboratori di Cristo, cioè in messaggeri del suo amore. Questo spirito deve irradiare dai vostri cuori sulle vostre famiglie, sui vostri vicini, sul vostro quartiere, sulla vostra città, sul vostro paese, sul mondo intero. Dobbiamo sforzarci di accumulare riserve di amore, di mansuetudine, di comprensione, di pace. Se cerchiamo prima il Regno di Dio, il resto verrà da solo (Madre Teresa di Calcutta) Come vivi? Scimmiottando gli atteggiamenti alla moda? Dirigi la tua vita, seguendo i tuoi valori!
Read More
Santa insicurezza E’ stato osservato che quando è presente lo Spirito noi siamo “infettati” della presenza di futuro. Ma, per subire questa salutare infezione, occorre diventare poveri. Il ricco è colmo, non è affamato né assetato di ciò che non ha. Il ricco è soddisfatto del suo presente. Ha fatto l’abitudine alla realtà così com’è. Perché gli va bene in questo modo. Il ricco non pensa che a conservare il proprio “adesso”. E’ chiuso alla speranza: ciò che possiede fonda la sua sicurezza, diventa prigione. Lasciati invadere dalla santa insicurezza che ti porta in un territorio inesplorato, verso l’aspirazione alla pace, alla giustizia, all’amore…
Accoglierti, Signore! I frutti della terra sono offerta a cui spalanchiamo le mani volentieri. Tu vieni, ti fai dono personale e diventi una croce per me, tante volte: come sono meschino, Signore! Son capace di soffrire quando vieni, son capace di sentire pesare il tuo peso. E la santità è ricevere te. Te che discendi perché io non abbia a fare la fatica di salire. Che la mia vita si inginocchi: allora, sulla nuda terra, comprenderò il mistero del dono fatto alla mia terra.
Il falco prigioniero Un giovane falco, volando nel cielo azzurro, vide un grosso pollo che razzolava. Piombò sulla preda, ma non fece i conti con la massaia che aveva una grande scopa in mano. Quando il falco rinvenne si accorse di avere la zampa legata ad una cordicella. Cominciò a dare strattoni, guardando il cielo azzurro. Provò e riprovò per giorni, per settimane. Poi si abituò e al massimo guardava il cielo per vedere se pioveva. Così non si accorse che le piogge autunnali avevano fatto marcire la corda che lo teneva legato. Sarebbe bastato uno strattone modesto e il falco sarebbe tornato in libertà. Ma non lo diede più.
Il girasole In un giardino ricco di fiori d’ogni specie, cresceva una pianta senza nome. Era robusta ma sgraziata, con dei fiori stopposi e senza profumo. Le altre piante non le rivolgevano la parola, ma lei aveva un cuore pieno di bontà e di ideali. La pianta senza nome non si perdeva un raggio di sole e crebbe fino a diventare alta quasi due metri, ma rimaneva innamorata del sole. L altre piante erano un po’ invidiose, specialmente quando in cima al fusto sbocciò un magnifico fiore che assomigliava proprio al sole. Per questo i garofani cominciarono a chiamare la pianta senza nome “Girasole”: e quel nome rimase, in tutto il giardino. Un giorno le rose chiesero al girasole: “Perché guardi sempre in aria?”. “Amici, disse il girasole, sono felice di vivere con voi, ma io amo il sole. Esso è la mia vita, lo seguo sul suo cammino: sento già di assomigliargli un po’… Che ci volete fare? Io vivo per lui”. La perseveranza nel seguire una meta, un ideale, rende grandi gli uomini. Se anche noi cercassimo Dio con la stessa perseveranza con cui il girasole segue il sole… Sai liberarti da ciò che ti tiene prigioniero, per volare nel cielo azzurro?
La preghiera Amate la preghiera. Provate spesso durante il giorno la necessità di pregare? Fatelo, dunque! La preghiera allarga il cuore, fino a renderlo capace di contenere il dono di Dio stesso. Chiedete e cercate, e il vostro cuore si farà grande a sufficienza per contenere Cristo, per albergarlo dentro di voi (Madre Teresa di Calcutta)
Read More
Chi fabbrica luce si sporca le mani La speranza non è un sogno, ma un modo per tradurre in realtà i sogni. L’uomo della speranza, quindi, non sta ad aspettare l’avvento di un mondo nuovo, ma non esita a sporcarsi le mani per costruire questo mondo. Non si gingilla con le sue idee sul futuro, ma vede il futuro come un compito da realizzare. Offre un luogo al proprio progetto, per cui ciò che non esiste da nessuna parte possa finalmente trovare collocazione in una parte precisa del nostro mondo. Non rifugiarti nell’alibi dell’impossibilità, non accucciarti nella tana del realismo, perché per partorire una stella, per fabbricare la luce, è necessario sporcarsi le mani.
“Tutto è possibile presso Dio” (Mc 10,27
Saziami di stupore Mio Dio quanto sei grande! E quanto sono piccolo, quanto è piccolo l’uomo al tuo cospetto! Signore, che io ti conosca. Che io sappia spalancare gli occhi sulla bellezza delle tue opere, con profondità, con intensità, con entusiasmo. Lo splendore della tua gloria non mi lasci indifferente: i nostri occhi tu li hai aperti perché ci saziassimo di te. Sarà questa la piena beatitudine della vita eterna, ma comincia già qui, nella fede.
Il segreto della felicità Elena era una ragazzina dolce e un po’ svagata. Il bosco dietro il paese era diventato il suo rifugio preferito. Un giorno, mentre camminava, vide una farfalla impigliata in un rovo. Con molta cura, facendo attenzione a non rovinarle le splendide ali, la liberò. La farfalla volò via, poi ad un tratto tornò e si trasformò in una splendida fata. “Per ringraziarti della tua gentilezza esaudirò un tuo desideri”, disse la fata. “Elena pensò un attimo poi disse: “Voglio essere felice”. Allora la fata si chinò su di lei, le mormorò qualcosa all’orecchio e scomparve. Elena divenne donna e nessuno al villaggio era più felice di lei. E quando la gente le chiedeva come facesse, lei rispondeva di aver seguito il consiglio di una fata. Gli anni passarono e i figli e i nipotini temevano che il segreto della fata potesse morire con Elena. “Rivelaci che cosa ti ha detto la fatina”, chiedevano. Ed Elena, finalmente, rispose: “Mi ha rivelato che, anche se appaiono sicuri, tutti hanno bisogno di me!”. Tutti hanno bisogno di te. Sei prezioso/a, unico/a, speciale, irripetibile…
Il santo e il topolino Un grande asceta, noto in tutto il mondo per la sua grande santità, abitava in una profonda caverna. Ma un giorno, mentre il santo stava meditando, un topolino sbucò dall’ombra e cominciò a rosicchiargli un sandalo. L’eremita aprì gli occhi arrabbiatissimo. “Perché mi disturbi?”. “Io ho fame, disse il topolino”. “Vattene via, urlò l’eremita, come osi infastidirmi mentre cerco l’unione con Dio?”. “Come fai a trovare l’unione con Dio, chiese il topolino, quando non riesci neppure ad andare d’accordo con me?”. Quanti topolini incontriamo nella nostra giornata! Un figlio insistente, un vicino noioso, un collega invadente… La santità è trovare in quelle relazioni la presenza di Dio!
La dignità umana I miei anni di servizio ai poveri mi hanno aiutato a comprendere che sono precisamente loro quelli che meglio comprendono la dignità umana. Il loro problema principale non consiste nel mancare di denaro, ma non veder riconosciuto il loro diritto ad essere trattai con umanità e amore (Madre Teresa di Calcutta)
Read More
La ribellione può essere un atto d’amore
Quando coltiviamo un giardino, con questo atto noi ci ribelliamo contro la sterilità della natura. Quando diciamo una parola di conforto, ci ribelliamo alle lacrime. Quando ci innamoriamo, ci ribelliamo all’isolamento. Quando siamo perseguitati a causa della giustizia, ci ribelliamo all’oppressione e all’ingiustizia. Soltanto chi dice no alle cose così come stanno è disposto a soffrire per la creazione di un ordine nuovo.
Una mamma, un papà, sono ribelli, perché vedono nel figlio una promessa di bene, si ribellano alla convenienza e alla comodità, all’interesse e al senso comune. Sono ribelli, perché credono nell’amore…
Preghiera
Accogliendo dalle tue mani la vita, dalla tua provvidenza e dalla tua misericordia ogni cosa, tutto diventa buono, tutto è grazia. A renderci beati ci basti la tua volontà, ci basti la certezza della tua misericordia e del tuo dono. Allora le cose di questo mondo non ci imprigionano, ma ci liberano. Sono la rivelazione del tuo amore di Padre: e questa è la beatitudine.
Non ti vedo papà
Era una famiglia felice e viveva in una casetta di periferia. Ma una notte scoppiò nella cucina della casa un terribile incendio. Mentre le fiamme divampavano, genitori e figli corsero fuori. Si abbracciarono guardando impotenti la loro casa avvolta nel fuoco e nel fumo. In quel momento si accorsero, con infinito orrore, che mancava il più piccolo, di appena cinque anni. Si era rifugiato al piano superiore. Si aprì una finestra della soffitta e il bambino gridò: “papà! Papà!”. Il padre accorse e gridò: “Salta giù!”. Il bambino, avvolto dal fumo nero, rispose: “Papà non ti vedo!”. “Ti vedo io e basta. Salta giù!”. Il bambino saltò e cadde tra le forti braccia del padre, che lo aveva afferrato al volo.
Tu sai affidarti alle forti braccia di Dio?
La risposta di Dio
Andrea aveva un solo grande desiderio: la bicicletta nuova. Ma la mamma di Andrea aveva tante bollette da pagare e le spese aumentavano ogni giorno. Non poteva certo permettersi la bicicletta. Andrea conosceva le difficoltà della mamma e così decise di chiedere la bicicletta direttamente a Dio. Tutte le sere aggiungeva una frase alle sue preghiere: “Ricordati di farmi avere la bicicletta per Natale. Amen”. Venne il giorno di Natale e naturalmente Andrea non ricevette nessuna bicicletta. “Andrea, gli disse dolcemente la mamma, sarai scontento perché non hai ricevuto la bicicletta. Spero che tu non sia arrabbiato con Dio, perché non ha risposto alle tue preghiere”.
Andrea guardò la mamma. “Oh no, mamma. Io non sono arrabbiato con Dio. Dio ha risposto alle mie preghiere. Ha detto: ‘No!’…”.
Preoccupiamoci degli altri
Se apprendessimo l’arte di preoccuparci degli altri, questo ci farebbe assomigliare sempre più a Cristo, il cui cuore era mansueto e umile e si preoccupava degli altri. Gesù passò attraverso il mondo facendo del bene. Maria non fece altro a Cana se non pensare alle necessità degli altri e mettere le loro necessità a conoscenza di Gesù. Se invece di pensare ai nostri interessi, di preoccuparci di ciò che ci è utile o ci conviene, pensassimo al bene degli altri, scopriremmo un mondo d’amore che attende il nostro impegno e il nostro farci dono. (Madre Teresa di Calcutta.
Read More
Dare un nome alle cose assenti
Nell’uomo c’è una facoltà meravigliosa che lo rende “complice di Dio” nell’avvistare un mondo nuovo: l’immaginazione. Grazie alla fantasia noi anticipiamo il futuro, lo visitiamo, lo frequentiamo già. In sostegno alla speranza l’immaginazione non accetta il verdetto inesorabile dei fatti, rifiuta di accogliere passivamente le cose così come sono. L’uomo osserva, certo, ciò che esiste, ma al tempo stesso intuisce che mancano all’appello altre cose che ci dovrebbero essere. E proprio qui si riconosce l’uomo della speranza: non si limita all’inventario di ciò che ha sotto gli occhi, ma chiama, dà un nome alle cose assenti.
Mi basti tu
Dove sei Signore? In un mondo così tormentato, agitato da mille complicazioni, come trovarti senza che la mia preghiera risenta della complessità della vita? Non voglio tensioni, né ansie, né pigrizie, né scoraggiamenti: voglio te. Mi basti tu Signore. Ho bisogno di abbeverarmi alla tua trasparenza. Ho una sola cosa da fare: ascoltarti. Ascoltare sapendo che mi stai dicendo il tuo amore. E risponderti. Lasciare penetrare nella mia vita la tua parola operante, a volte travolgente, a volte leggera e soave come la brezza della sera. E risponderti con il silenzioso amarti, che mi spalanca alla tua carità.
Il primo fiore
In un paesino di montagna c’era un’usanza molto bella. Una gara tra tutti gli abitanti. Chi avesse trovato il primo fiore della primavera avrebbe avuto buona fortuna tutto l’anno. Quella volta per ore cercarono in alto e in basso, e mentre molti abbandonavano la ricerca si udì un grido: “E’ qui! L’ho trovato!”. Era la voce di un bambino. Il primo fiore, però, era sbocciato tra le rocce, qualche metro sotto il ciglio di un terribile dirupo. Tutti lo volevano aiutare. Cinque uomini forti portarono una corda, ma il bambino piangeva spaventato. Gli fecero vedere una corda più grande e quindici uomini si offrirono di tenerla, ma il bambino piangeva. Ad un tratto smise di piangere. Tutti fecero silenzio per sentire che cosa il bambino avrebbe detto. “Va bene, disse. Andrò giù. Andrò giù se mio padre terrà la corda!”
Ti fidi così tanto di Dio?
La domenica mattina
Il signor Cesare era molto abitudinario. Ogni domenica si alzava tardi e alle 11 si tagliava la barba, lasciando aperta la porta del bagno. Quello era il momento atteso da Francesco, che aveva solo sei anni, mostrava già un’inclinazione per la medicina. Francesco prendeva il pacchetto del cotone, la bottiglietta del disinfettante, la busta dei cerotti, entrava in bagno e si sedeva sullo sgabello ad aspettare. “Che c’è?”, chiedeva il signor Cesare. “Be’, diceva Francesco, può darsi che ti tagli; e io ti farò la medicazione”. “Già”, diceva il signor Cesare. “ma non tagliarti apposta come domenica scorsa”, diceva Francesco, severamente, “altrimenti non vale”. Al signor Cesare non riusciva di tagliarsi senza farlo apposta. Tentava di sbagliare, di essere disattento e prima o poi il taglietto arrivava. Così Francesco poteva entrare in azione. Asciugava la goccia di sangue, disinfettava e attaccava il cerotto. Così ogni domenica il signor Cesare regalava una goccia di sangue a suo figlio, e Francesco era sempre più convinto di avere un padre distratto. A chi doni una goccia del tuo sangue?
Oggi, come sempre, Cristo è presente nei poveri che nessuno ama, che sono privi di lavoro, di assistenza, che non hanno né vestito né casa; in questi poveri, che si arriva a considerare un peso per la società e lo Stato. Nessuno ha tempo per loro. Siamo io e voi, in quanto cristiani degni dell’amore di Cristo, se il nostro amore è autentico, che dobbiamo cercarli e offrire loro il nostro aiuto. Essi attendono che noi si vada loro incontro (Madre Teresa di Calcutta)
Read More